P.U.T.: SUPERARE UN PIANO OBSOLETO
CON AZIONI CONDIVISE
E AL PASSO COI TEMPI
Il Piano Urbanistico Territoriale della Penisola sorrentino-amalfitana è stato pensato negli anni sessanta, discusso negli anni settanta ed approvato negli anni ottanta: è necessario rivedere ed aggiornare un’impostazione che risente delle esigenze di un’altra epoca.
Approvato nel 1987, quando non c'era internet, il telefono di casa aveva la rotella e la telefonia mobile era ancora sconosciuta, il piano urbanistico territoriale stabilisce il tipo di sviluppo che deve avere quest’area geografica, ricca di straordinarie potenzialità, ma richiede necessariamente strumenti adeguati alle sfide del nostro tempo.
Oggi si parla di smart city, ma per costruirle ci affidiamo ad una norma anacronistica.
Il paesaggio va difeso, tutelato, valorizzato, assecondando le naturali esigenze di sviluppo dell’attività umana, per poter reggere la sfida della competizione internazionale con i necessari adeguamenti funzionali, nel rispetto dell’ambiente.
Spesso è una visione museale dell'ambiente che blocca l’economia e non tutela a sufficienza l'ambiente stesso. Lì dove tutto, o quasi, è vietato, spesso si apre lo spazio per interventi urbanisticamente disordinati o, peggio, per la speculazione edilizia.
Ma c’è un altro paradosso che riguarda il PUT: I divieti previsti dal Piano sono stati integralmente applicati. Gli interventi per migliorare la mobilità, invece, sono stati ignorati. Infatti, la dorsale sorrentina è caduta in un colpevole dimenticatoio.
Si tratta dell’arteria che avrebbe dovuto, nelle intenzioni degli ideatori, consentire lo sviluppo dell’area montana e collinare della Penisola sorrentina e dei Monti Lattari per decongestionare il traffico lungo la strada litoranea. Un tema, questo, che resta di stringente attualità.
Non possiamo più restare a guardare un territorio ingessato ed un’economia che langue per l’incapacità politica a farsi carico del cambiamento.
È il momento di superare il passato e, osservando le esigenze del presente, programmare il futuro del nostro territorio: sarà questa una delle mie principali sfide in Consiglio Regionale.
Approvato nel 1987, quando non c'era internet, il telefono di casa aveva la rotella e la telefonia mobile era ancora sconosciuta, il piano urbanistico territoriale stabilisce il tipo di sviluppo che deve avere quest’area geografica, ricca di straordinarie potenzialità, ma richiede necessariamente strumenti adeguati alle sfide del nostro tempo.
Oggi si parla di smart city, ma per costruirle ci affidiamo ad una norma anacronistica.
Il paesaggio va difeso, tutelato, valorizzato, assecondando le naturali esigenze di sviluppo dell’attività umana, per poter reggere la sfida della competizione internazionale con i necessari adeguamenti funzionali, nel rispetto dell’ambiente.
Spesso è una visione museale dell'ambiente che blocca l’economia e non tutela a sufficienza l'ambiente stesso. Lì dove tutto, o quasi, è vietato, spesso si apre lo spazio per interventi urbanisticamente disordinati o, peggio, per la speculazione edilizia.
Ma c’è un altro paradosso che riguarda il PUT: I divieti previsti dal Piano sono stati integralmente applicati. Gli interventi per migliorare la mobilità, invece, sono stati ignorati. Infatti, la dorsale sorrentina è caduta in un colpevole dimenticatoio.
Si tratta dell’arteria che avrebbe dovuto, nelle intenzioni degli ideatori, consentire lo sviluppo dell’area montana e collinare della Penisola sorrentina e dei Monti Lattari per decongestionare il traffico lungo la strada litoranea. Un tema, questo, che resta di stringente attualità.
Non possiamo più restare a guardare un territorio ingessato ed un’economia che langue per l’incapacità politica a farsi carico del cambiamento.
È il momento di superare il passato e, osservando le esigenze del presente, programmare il futuro del nostro territorio: sarà questa una delle mie principali sfide in Consiglio Regionale.